domenica 6 gennaio 2008

Dojo





Il dojo ( (道場) è il luogo dove si segue"la via".

In occidente questo termine viene impropriamente tradotto in palestra ed inteso unicamente come spazio per l'allenamento, mentre nella cultura orientale il dojo è il luogo nel quale si può raggiungere, seguendo la Via, la perfetta unità tra zen (mente) e ken (corpo) e, quindi, il perfetto equilibrio psicofisico, massima realizzazione della propria individualità. Il dojo è la scuola del sensei (maestro): egli ne rappresenta il vertice e sue sono le direttive e le norme di buon andamento della stessa; oltre al maestro ci sono altri insegnanti, suoi allievi, ed i senpai (allievi anziani di grado) che svolgono un importante ruolo: il loro comportamento quotidiano rappresenta l'esempio che deve guidare gli altri praticanti.

Il dojo, anche nel rispetto della sua sacralità, non avrebbe senso senza le persone che lo frequentano.

Sono i sensei ed i senpai ad dare al dojo il suo valore.

Quello della foto sarebbe il mio sogno!

giovedì 3 gennaio 2008

Ukemi! Alla fine!







Bella soddisfazione sentire la propria maestra che dice:"Bhè le cadute le abbiamo bypassate!"

C'è da fare ancora...ma non abbiamo fretta!


Keiko, fortissimamente keiko!

mercoledì 2 gennaio 2008

Pensiero per la prima lezione dell'anno.





"...l' Arte Marziale è lo spirito di chi con
una semplice lancia può far fronte, in
nome della dignità, all'arma più potente,
più sofisticata. Questo è lo spirito dell'Arte
Marziale e, in definitiva, dell'uomo..."

(Taisen Deshimaru Roshi)

Yoji Fujimoto




Non conoscevo il maestro Fujimoto. Me ne hanno parlato persone che hanno avuto l'onore ed il privilegio di essere suoi allievi.

Per la mia solita innata curiosità ho voluto dare un'occhiata in giro ed, oltre alle note biografiche del M.tro che troverete sotto, ho trovato alcuni video.

Sono rimasta letteralmente affascianata dall'eleganza, dall'armonia, dallo stile di Fujimoto. Guardatelo. E' davvero unico. Mi piacerebbe poterlo vedere dal vivo.

Yoji Fujimoto

Le prime apparizioni del Maestro Yoji Fujimoto in Italia suscitarono non poca sorpresa per l’armonia dei suoi movimenti e per la pulizia ed efficacia del suo Aikido: forse non s’era mai visto fino ad allora in Italia un maestro di arti marziali che sapesse presentare le sue tecniche con tanta eleganza. Erano i tempi gloriosi dei massacranti stage di Desenzano del Garda e il Maestro Fujimoto era appena poco più che un ragazzo, eppure univa alla naturale eleganza una maturità tecnica sorprendente. Era l’estate del 1971 quando arrivó: il Maestro ha trascorso oramai tra noi più della metà della sua vita, senza perdere nulla del suo iniziale entusiasmo.
Nato a Tokyo nel 1948, il giovane Fujimoto sembrava destinato a seguire l’arte di famiglia, il Kendo, sottoponendosi, sin da bambino, a brusche levatacce per impugnare lo shinai nella quotidiana lezione antelucana sotto la guida del padre, maestro di quest’arte, prima di recarsi a scuola. Ma verso i quattordici anni, assieme a degli amici, assiste ad una lezione di Aikido presso l’Hombu Dojo di Tokyo, rimanendo avvinto all'istante dalla personalità del fondatore e dei tanti grandi maestri che all'epoca dispensano il loro sapere in quella leggendaria scuola. Inizia il suo cammino nell’Aikido ed è già shodan nel 1962. L'impegno nella pratica non gli impedisce di applicarsi con profitto agli studi. Frequenta l’Università Nitaidai e vi fonda un primo gruppo di Aikido ancora oggi attivo e diretto dal Maestro Masuda. Ancora non sa che di lì a poco sarà chiamato a diffondere l’arte in Italia.
Il suo arrivo in Italia, benché non coincida esattamente con il ritorno in Giappone del Maestro Tada, è provvidenziale e riesce in qualche modo a colmare l’irrimediabile vuoto lasciato da questi. Per anni si moltiplica, tenendo raduni, manifestazioni e lezioni in tutti i Dojo d’Italia, avendo come base Milano, dove fonda l’Aikikai Milano. La sua opera ha marcato la vita di tantissimi aikidoisti italiani, la sua didattica poggia su basi solide ed inamovibili e tocca vertici di alta scuola.
Per i suoi tanti appassionati allievi sono ancora immutati fin dal primo giorno del suo arrivo tra di noi gli stimoli a seguire le sue lezioni, il piacere della scoperta continua, l'attesa che precede ogni nuovo incontro sul tatami.

(da http://www.aikikai.it/)

Il regalo.





Il regalo di Natale non deve essere per forza “fisico”. Il regalo è un qualcosa che dovrebbe rimanere a lungo. Qualcosa che ci ricordi quel momento, il perché ce l’hanno regalato . Non sto scrivendo il nuovo testo della pubblicità dei diamanti (magari). Ecco il regalo deve essere prezioso per noi.
Talvolta non è facile indovinare quello giusto e talvolta invece di fare reali facciamo “sregali”. Privando o facendo qualcosa che non avremo dovuto fare.
I doni più belli per me sono le parole, quelle scritte e quelle dette , quelle che hanno un valore, quelle che dovrebbero rimanere incise, scritte nell’anima, scolpite nella mente visiva e che quando ci servono le rileggiamo.
Non ne ho avute molte di questi regali. Ma quest’anno ho ricevuto qualcosa di diverso, differente da una lettera, da un oggetto ( che anche mi sono regalata perché sono anche una consumista nata). Il dono più bello di questo Natale sono delle persone. Le persone che vedo due volte a settimana nel dojo. Un’altra è in un’altra città. Ma è come se fosse con me.

A loro il mio pensiero ed i miei auguri.

Arrivo con un po' di ritardo con questo post. Questo regalo supera anche il Natale. Durerà per molto tempo.

martedì 1 gennaio 2008

Perchè l'Aikido?


Perchè è stato un caso, un invito ad assistere ad una lezione che poi si è tramutato in "provare".

E da quel momento non ho smesso.

E' da qualche mese che frequento il "dojo", appassionandomi sempre di più a questa arte marziale di autodifesa.

Andare in palestra, indossare il keikogi (kimono bianco) e praticare sta diventando come respirare.

La mia pratica sta diventando una "seduta". La mia ora e mezza sul tatami infatti è meglio di una seduta dallo psicologo.

Non avrei messo un solo piede su questa mia strada senza l'aiuto e la comprensione dei miei maestri.

A loro ed ad altri "sensei" è dedicato questo blog.

Grazie!

Ah! Cosa vuol dire Bakadeshi? Stupido allievo!